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Gli scandali hanno travolto politici, amministratori e dipendenti dello Stato. Una situazione che pone l’Italia agli ultimi posti nelle classifiche internazionali sulla corruzione.

Questo fenomeno comporta costi stimati in 60 miliardi l’anno ai quali si aggiungono i costi indiretti, i ritardi nelle pratiche amministrative, il cattivo funzionamento della macchina pubblica, la mala-gestione delle risorse, la perdita di competitività e il freno alla crescita. 

La cattiva politica non è fatta solo d’illegalità e ruberie, ma anche di scelte miopi che fanno ricadere sulle nuove generazioni il costo dei generosi benefici elargiti in cerca del consenso immediato. Come nel caso delle baby pensioni, pagate oggi da giovani che non ne avranno mai una propria o quello che ha progressivamente ridotto investimenti e infrastrutture per gonfiare la spesa corrente e il sistema clientelare.

Non è più tempo di furbizie, non ripeteremo le vergogne della prima Repubblica, non metteremo la testa sotto la sabbia come la seconda.  L’obiettivo non negoziabile è lasciare ai nostri figli una terra migliore di quella in cui viviamo. 

Le scelte:

  • Incandidabilità a vita per chi è stato condannato in via definitiva per reati contro la pubblica amministrazione. Nel nostro partito, nessuna ricandidatura anche per chi avesse tenuto comportamenti inopportuni e comunque in contrasto con i suoi principi di correttezza e trasparenza.
  • Equiparazione dei partiti politici agli enti pubblici con obbligo di bilancio, rendicontazione, pubblicità, limiti e modalità di spesa. A chi non ottempera le prescrizioni di bilancio e non garantisce il rispetto del proprio Statuto diminuisce il finanziamento pubblico gradualmente, fino alla sua eliminazione.
  • Introduzione in Costituzione del principio di equità tra le generazioni e valutazione d’impatto generazionale per le leggi in via di approvazione, principio utile a stabilire che una generazione non può vivere al di sopra delle proprie possibilità a scapito di quelle successive, come avvenuto negli ultimi decenni.
  • Rimozione delle progressioni di carriera per anzianità nella pubblica amministrazione, introducendo valutazioni obiettive di merito e indipendenti per stabilire livelli di responsabilità e relativi stipendi. La carta d’identità non può più bastare.
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