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Afghanistan, Cirielli: “Di Maio e Guerini onesti, ma ammettono fallimento Nato”

  • 26 Agosto 2021

“Bisogna dare atto ai due Ministri del Governo italiano – che ha assistito impotente alla disfatta degli Usa e della Nato in Afghanistan – di essere stati onesti nella loro audizione. In particolare il ministro Guerini, il quale ha perfino stigmatizzato, giustamente, il comportamento unilaterale degli Usa ricordando che, già in precedenza, a nome dell’Italia, aveva espresso la propria contrarietà rispetto ad un ritiro così precipitoso”. Lo dichiara, in una nota, il Questore della Camera e membro della Commissione Affari Esteri Edmondo Cirielli (FdI) al termine dell’audizione dei ministri Di Maio e Guerini: “Allo stesso tempo, però, le dichiarazioni dei Ministri hanno confermato che l’Italia non conta più niente e che gli Usa non sono stati leali con l’Alleanza. Nessuno, ovviamente, vuole metterla in discussione, ma questa Caporetto in Afghanistan conferma che, in futuro, l’Italia sarà sempre più sola nelle dinamiche geopolitiche”. “Al Ministro Di Maio che chiede più fondi per le politiche di cooperazione – aggiunge Cirielli – dico che, invece, alla luce di questa esperienza negativa, dovrebbe chiedere più fondi ma per lo Strumento Militare. In un mondo sempre più pericoloso vale sempre di più l’antica massima romana: “Se vuoi la pace prepara la guerra”. Fa piacere, inoltre, riscontrare che i Ministri abbiano parlato soltanto di proteggere e accogliere i nostri collaboratori afghani e le loro famiglie: è un dovere morale verso queste persone e per la stessa credibilità dell’Italia, che deve essere in grado di tutelare i propri militari nelle missioni internazionali. D’altro canto, la nostra Italia non può certamente diventare il campo profughi delle guerre che si combattono nel mondo. E, quindi, tocca ai Paesi confinanti con l’Afghanistan aiutati dall’Onu (che già riceve a questo scopo molti finanziamenti anche dalla nostra Patria) fare la loro parte per accogliere e tutelare profughi e rifugiati. Rimane, comunque, l’impreparazione anche dell’organizzazione militare, politica e di intelligence italiana nel non aver previsto il tracollo afgano. Un errore su cui si dovrà meditare” conclude Cirielli.

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