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Agricoltura, oggi visita di Giorgia Meloni al mercato di Vittoria in Sicilia. Il presidente di FdI:”Crisi agricola è emergenza nazionale”

  • 25 Luglio 2017

Tra le varie tappe del tour di oggi in Sicilia, questa mattina visita del presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni a Vittoria, capitale nazionale dell’ortofrutta. La città in provincia di Ragusa ha, infatti, uno dei mercati di produzione più grandi d’Europa. Dopo aver svolto una visita all’interno della struttura, Giorgia Meloni ha incontrato in Piazza Gramsci un gruppo di imprenditori agricoli che da mesi sta protestando e sta chiedendo interventi per il settore.

«Il crollo dei prezzi dei prodotti siciliani – ha detto Giorgia Meloni – , la concorrenza estera avvantaggiata da accordi scellerati come il Ceta e il mancato sostegno del Governo hanno ridotto l’agricoltura siciliana al collasso. Migliaia di aziende agricole chiudono settimana dopo settimana e le famiglie continuano ad indebitarsi. Abbiamo chiesto con forza che la crisi del settore agricolo sia qualificata come emergenza nazionale e trattata alla pari delle gravi crisi industriali italiane. Il Governo non può continuare a sostenere le banche e i poteri forti facendo invece soccombere una terra che ha un disperato bisogno d’aiuto. La crisi agricola ha portato inoltre all’indebitamento dei nostri produttori e alla loro incapacità di versare il dovuto con le banche. Questo ha comportato migliaia di procedure esecutive sulle prime case o sulle stesse aziende. Ma è assurdo che questi beni vengano poi venduti ad un prezzo talmente basso da definire vile, che non soddisfa il creditore (al massimo si riescono a pagare le spese della procedura) e lasciano i produttori con il debito e senza casa. Bisogna prendere atto che l’art. 164 bis disp att c.p.c. così non va e che occorre modificarlo perché non si può lasciare alla discrezionalità dei vari uffici giudiziari la decisione dell’estinzione o meno della procedura. Occorre trovare il giusto equilibrio, ma non si può rimanere fermi quando la casa dei nostri produttori viene venduta al 10% del proprio valore a cordate di speculatori, anche di società estere».

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