“’Temo che siamo tutti nei casini da quella data ed alla grande’. Questo è il testo di un messaggio whatsapp che il capo di Gabinetto dell’allora ministro della Salute Roberto Speranza, il dott. Goffredo Zaccardi, inviava nel dicembre 2020 alla sua vice, la dott.ssa Tiziana Coccoluto. Avevamo superato la prima fase della pandemia ed eravamo dentro alla seconda. Morti, chiusure, mancanza di dpi e di una linea organizzativa avevano portato l’Italia ad essere la prima nazione occidentale a piegarsi alla pandemia da Covid.
A diversi mesi dai primi casi, i collaboratori più vicini all’allora ministro della Salute realizzavano di non aver attuato il Piano pandemico nazionale influenzale. Scritto nel 2006, dal 2013, ovvero la data a cui Zaccardi fa riferimento nel messaggio, una normativa europea ne richiedeva l’aggiornamento periodico e già nel 2010, vissuto il virus H1N1, una messa a punto sarebbe stata necessaria. Alla dott.ssa Coccoluto, audita ieri sera in commissione Covid, ho chiesto se nella fase interpandemica tra il 5 gennaio 2020 al 4 febbraio 2020 qualcuno al Ministero avesse pensato di usare il Piano pandemico in questione, che avrebbe consentito di mettere in atto quarantasette azioni preparatorie.
La risposta è stata negativa. Le ho chiesto quindi se ritiene ci sia stata negligenza e da parte di chi. Il suo silenzio è stato assordante. Come assordante è il silenzio che i protagonisti dell’allora governo Conte II provano a opporre ai lavori della commissione Covid”. Lo dichiara Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia e componente della commissione Covid.
“La giustificazione alle misure restrittive adottate nella prima fase del Covid, secondo cui sarebbero stati gli esperti a dare indicazioni alla politica, si sta sgretolando man mano che emerge la verità dai lavori della commissione Covid. Ieri il prof. Sergio Abrignani, ordinario di Immunologia e immunopatologia, già componente del Cts, ha ammesso in commissione che il Consiglio superiore della sanità non fu praticamente mai coinvolto dal governo, nonostante l’allarme lanciato già il 5 gennaio 2020 dall’Oms sulla diffusione del Covid.
Altro che fosse la scienza a decidere, giacché gli scienziati venivano estromessi dai tavoli decisionali. Non solo, nemmeno i medici clinici, cioè coloro che combattevano il virus in prima linea, furono mai coinvolti dal governo Conte II. Il prof. Matteo Bassetti, ordinario di Malattie infettive, audito anche lui ieri sera in commissione, ha parlato espressamente di ‘scollamento’ tra il Cts e i medici clinici.
Conte e Speranza la smettano, dunque, di attribuire alla scienza le loro discutibili scelte che hanno chiuso in casa gli italiani”, aggiunge Alice Buonguerrieri, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo in commissione Covid.