di Fabrizio Caccia
Giorgia Meloni, le è arrivato finalmente il documento del premier Conte sugli Stati generali? «Si, ma non è un documento. Lo chiamerei piuttosto una tavola sinottica, una roba dove ci sono i titoli delle cose da fare. Punto».
Tipo? «Una roba vaghissima. Per esempio: c’è il titolo “Futuro delle imprese”. Ma, sotto, lo svolgimento si riduce a una parola sola: “Aggregazioni”. Boh, che vorrà dire?».
Ma almeno la data dell’incontro a Palazzo Chigi con voi dell’opposizione è stata fissata? «No, nemmeno quella. Forse perché il premier ci avrebbe voluto incontrare separatamente, noi, la Lega, Forza Italia, magari con l’idea di spaccare il centrodestra, ma subito gli abbiamo detto che noi all’incontro andremo compatti e tutti insieme. Così, stiamo ancora aspettando».
Lei crede davvero che il premier stia strizzando l’occhio a Silvio Berlusconi? «Conte può strizzare tutti gli occhi che vuole, ma noi del centrodestra non ci caschiamo, la piazza unita di oggi ne è la dimostrazione».
Non teme, dunque, che a questo governo possa magari seguirne un altro, formato con il contributo di forze politiche esterne? «Un governo giallo, rosso e blu? E perché mai? Io mi fido del presidente della Repubblica, che ha sempre detto che l’unica alternativa a questo governo è il voto. Un governo di irresponsabili, vogliamo dirlo? Con l’Italia che rischia un’ecatombe occupazionale mentre loro sfornano un decreto dopo l’altro. Decreto Dignità, Rilancio, Semplificazioni, Cura Italia: tanti nomi diversi come i sette nani. Parole, propaganda e però niente fatti. Intanto, c’è gente che da marzo ancora non ha preso i soldi della cassa integrazione. Altro che storie, la verità è che hanno provato a comprarci».
Un’accusa grave. «Avrebbero voluto che ci sedessimo anche noi intorno alla mangiatoia del decreto rilancio: 11 milioni di euro per l’Expo di Dubai, 10 milioni alla Motorizzazione civile, 120 per il bonus monopattino e un finanziamento pure per la fondazione di Franceschini… Ma noi non siamo in vendita».
Diceva di questa piazza: le è piaciuta? «È stata una manifestazione responsabile; gente seduta, distanziata, con le mascherine. Una piazza a numero chiuso, con gli inviti contingentati per il rischio contagio. Ma il rischio contagio evidentemente c’è solo quando si fa una manifestazione contro il governo, non quando vanno in piazza i centri sociali, le sardine…».
C’erano comunque parecchie sedie vuote. «Sedie vuote? Ma avete sentito cosa gridava la piazza? Gridava E-le-zio-ni. Perché noi vogliamo votare anche per le elezioni politiche, non solo per le Regioni e il referendum. Vogliamo l’election day! Noi a settembre vinceremo le regionali, ma se questi signori resteranno ancora incollati alle poltrone, allora sì che a ottobre torneremo in piazza. Ma non sarà più una piazza contingentata. Quel giorno saremo 2 milioni».