L’intervista di Gabriele Guccione
Giorgia Meloni, ad accoglierla sotto la tettoia del Parco Dora c’erano mille persone. Per la prima volta Torino appare davvero contendibile per il centrodestra. Che cosa si aspetta dalle prossime Comunali? «Io sono molto ottimista. Per la compattezza del centrodestra e per la presentabilità e l’autorevolezza del candidato che abbiamo scelto: una persona che parla a tutta la città, anche oltre ai partiti».
A proposito: Paolo Damilano si presenta come civico. Avrà carta bianca oppure una volta eletto dovrà scendere a patti con lei e Matteo Salvini? «I candidati eterodiretti non fanno parte della nostra storia, a differenza della sinistra. Noi abbiamo scritto insieme un programma, scegliendo le priorità e una visione di sviluppo per la città. E insieme lavoreremo per attuarlo. Damilano è un valore aggiunto e con lui faremo un gioco di squadra per Torino».
Qualcuno lo addita come un «uomo nero»… «Quando la sinistra ti appiccica una etichetta è perché non sa rispondere nel merito delle questioni».
Fratelli d’Italia alle ultime politiche ha conquistato il collegio delle Vallette dimostrando di poter vincere in quelle periferie che nel 2016 votarono M5S. Perché chi allora ha votato Appendino ora dovrebbe votare per voi? «Io credo che tutti i torinesi, trasversalmente, potrebbero votare per noi: manteniamo gli impegni presi, siamo concreti e non facciamo distinzioni tra cittadini di serie A e B».
FdI punta a superare la Lega e a diventare il primo partito della coalizione anche a Torino? «FdI ha fatto un lavoro, anche grazie ai nostri assessori in Regione, parlando ai ceti produttivi, ai lavoratori, alle famiglie, a chi vive nelle periferie abbandonate dalla politica di questi anni: prima dalla sinistra e poi dal M5S, nonostante i grandi proclami. Un lavoro che sta dando i suoi frutti».
È stata a fare un giro in borgata Aurora con Damilano. Le periferie prima di tutto? «Senza nulla togliere al centro, noi crediamo che le periferie siano quelle dove i cittadini hanno pagato maggiormente il prezzo dell’assenza della politica. Per noi la città è una e vale tutta nella stessa maniera indipendentemente dal quartiere dove si abita. Lotta all’insicurezza e all’illegalità, difesa dei marchi della nostra industria, aiuto alle madri che non devono scegliere tra avere un lavoro o un figlio: sono le nostre priorità. E le stiamo perseguendo con uno slancio che non vedo nei nostri avversari: il sindaco uscente (Appendino, ndr) non si ricandida, il M5S non ha nessuno e la sinistra mi sembra in grande difficoltà».
Lei ha incontrato i lavoratori dell’ex Embraco. C’è ancora una speranza? «Posso dire che grazie a FdI è stata inserita e accolta nel decreto Sostegni bis la proroga di altri sei mesi della cassa integrazione. E la Regione è pronta, nel caso, ad anticipare l’assegno. Noi poi abbiamo provato a far stanziare al governo i soldi necessari per partire con il progetto, ma la nostra proposta è stata respinta. Io credo che non aver assegnato quegli 8 milioni di euro ci metta nella condizione paradossale di dover erogare 13 milioni nei prossimi anni in ammortizzatori sociali. È una visione miope che cerca di risolvere tutto con l’assistenzialismo, quando ci sono realtà che potrebbero vivere di lavoro. Non vorrei trovarmi davanti ad altre Embraco…».
Che cosa la preoccupa? «Più che la contrazione del Pil, mi preoccupa che quasi il 40 per cento delle imprese rischi di chiudere. Per questo, ancora prima che lo facesse il governo, il Piemonte ha varato un fondo per entrare nel capitale delle imprese e metterle in sicurezza. Noi crediamo che la manifattura abbia ancora il suo ruolo e il marchio Italia sia un valore. Cassa integrazione o reddito di cittadinanza non sono il futuro che abbiamo in mente».
FdI non ha votato la nuova legge regionale sul gioco d’azzardo. Perché? «In un momento come questo, nel quale povertà e disperazione dilagano, la risposta non è nella nuova proliferazione di slot machine. Poi io sono d’accordo: la retroattività non ha alcun senso. Ma penso che occorra continuare a combattere la ludopatia e che anzi vadano conferiti ai sindaci poteri di contrasto al gioco e strumenti efficaci per combattere le infiltrazioni mafiose».
Ora la giunta Cirio sarà più debole? «Non credo che la giunta Cirio si valuti, per compattezza o per merito, sulla base di questa vicenda. Semplicemente, non era una priorità».