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Gli esponenti di FdI-An non votarono il Fiscal Compact

  • 8 Aprile 2014

La lettera di Carlo Fidanza* a Il Tempo.

Nel corso dell’intervista al segretario della Lega Nord, Matteo Salvini si afferma che Fratelli d’Italia ha votato il Fiscal Compact. Questa informazione non solo non risponde a verità ma risulta ingenerosa verso un percorso politico che da lì mosse i suoi primi passi. Basta recuperare i verbali della seduta della Camera di quel 19 luglio 2012 per verificare come si comportarono i principali esponenti che, di lì a pochi mesi, avrebbero lasciato il Pdl per dare vita a FdI. Nonostante l’indicazione di voto del Pdl fosse favorevole, si registrarono solo 105 favorevoli su 209 deputati totali, 43 si astennero, 43 erano in missione e gli altri assenti. Ci furono 5 contrari, ben 4 di questi sarebbero stati di lì a poco tra i fondatori di FdI: Guido Crosetto, Viviana Beccalossi, Agostino Ghiglia e Tommaso Foti. Il futuro fondatore di FdI Crosetto in dissenso dal gruppo ammoniva sulle conseguenze catastrofiche di quel voto. Gli altri due cofondatori del partito, Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, furono tra coloro che non parteciparono al voto, per non avallare col proprio consenso un trattato che si sarebbe rivelato di lì a poco un cappio al collo per l’Italia.

Come loro fecero Edmondo Cirielli e Massimo Corsaro, oggi autorevoli dirigenti di FdI-AN. Fu proprio da lì che cominciammo a guardarci negli occhi e a capire che, oltre ai problemi di democrazia interna e meritocrazia, c’erano questioni politiche dirimenti che il Pdl non affrontava più come avrebbe dovuto fare il «Partito degli Italiani» che avevamo sognato di costruire. Il sostegno al governo Monti, l’indicazione di voto positivo sul Fiscal Compact e l’investitura che Berlusconi fece di Mario Monti come futuro leader del centrodestra, furono le cause politiche scatenanti che portarono molti di noi a rompere con il Pdl. Quanto alla vicenda Ppe, abbiamo provato in questi anni a condizionare la linea popolare dall’interno e non ci siamo riusciti. Oggi il Ppe a guida Merkel non fa autocritica e rivendica l’austerità come soluzione alla crisi: per questo al termine del congresso fondativo di FdI-AN Giorgia Meloni ha annunciato la nostra fuoriuscita dal Ppe. Non è questione di essere democristiani, di centrodestra o di destra (come spesso si tende a sminuire), ma di scegliere tra i popoli e la tecnocrazia. Il Ppe (e quindi FI e Ncd che ne faranno ancora parte) ha scelto la tecnocrazia, noi scegliamo i popoli.

*Capodelegazione di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale al Parlamento Europeo

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