
Pd e Movimento 5 Stelle hanno provato in ogni modo a ostacolarne la nascita ma non ci sono riusciti: è finalmente operativa la Commissione d’Inchiesta parlamentare sulla gestione dell’emergenza Covid.
Questa commissione sta facendo luce sulle gravi anomalie che hanno caratterizzato le azioni del governo Conte e del commissario Arcuri.
In particolare, in ordine all’approvigionamento di mascherine nella fase iniziale dell’emergenza, sono emerse irregolarità che hanno anche esposto il Governo a una condanna al risarcimento di 203 milioni di euro nei confronti della società Jc Electronics, fornitore inizialmente incaricato dal Dipartimento della Protezione Civile e sollevato dall’incarico dopo l’insediamento della struttura commissariale di Domenico Arcuri con motivazioni pretestuose.
Secondo quanto ricostruito dalla Commissione, dopo la revoca della commessa a Jc Electronics, Arcuri avrebbe ordinato l’acquisto di 800 milioni di mascherine dalla Cina, al costo 1,2 miliardi (di quattro volte superiore a quello di mercato).
Della questione è stata investita anche la magistratura che ha accertato come delle mascherine acquistate dalla Cina "gran parte non soddisfano i requisiti di efficacia protettiva richiesti dalle norme Uni En" e "addirittura alcune forniture sono state giudicate pericolose per la salute". È emerso, altresì, che Domenico Arcuri avrebbe costituito "intenzionalmente, in capo all’imprenditore Vincenzo Tommasi un'illecita posizione di vantaggio patrimoniale", garantendogli "la facoltà di avere rapporto commerciale con la PA senza assumere alcuna responsabilità sul risultato della propria azione e sulla validità delle forniture che procurava” affidandogli “la quasi totale esclusiva nella intermediazione di fatto delle forniture di mascherine chirurgiche e dpi importati dalla Cina".
La Commissione ha proceduto all’audizione dell’ingegnere Dario Bianchi, responsabile di Jc Electronics, il quale ha lasciato intendere che l'esclusione della sua società fosse finalizzata a favorirne altre, verosimilmente costituite al solo scopo di lucrare sulla importazione di mascherine e dpi, e ha chiarito come le motivazioni alla base della revoca della commessa inizialmente affidatagli fossero assolutamente prive di fondamento, come, peraltro, accertato dal Tribunale di Roma. Arcuri, in sua difesa, innanzi alla Commissione ha accusato Jc Electronics di generici inadempimenti e aveva rigettato tutte le contestazioni a proprio carico, puntualmente smentito da Bianchi.
Grazie al lavoro della Commissione sta emergendo che, oltre al procedimento penale ancora in corso per le mascherine cinesi non a norma, esistono decine di fascicoli aperti dalla Corte dei Conti per possibili danni erariali durante la gestione Conte-Speranza: dai banchi a rotelle finiti al macero, all’acquisto di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature mediche non a norma, dalle irregolarità e agli sprechi nell’acquisto dei tamponi, alle spese pazze per i padiglioni a forma di “primula”. Tutti procedimenti che verosimilmente finiranno archiviati grazie allo “scudo penale” previsto proprio dall’allora governo in carica.
In relazione a queste ed altre vicende, sono previsti ulteriori approfondimenti in Commissione d’inchiesta. Accertare se qualcuno abbia approfittato dell'emergenza sanitaria per ottenere illeciti profitti è un dovere sacrosanto nei confronti di tutti i cittadini, che verrà compiuto nonostante l’opposizione stia cercando in ogni modo di ostacolare, sminuire e denigrare in tutti i modi l’operato della Commissione e chi fa affermazioni “scomode” per la narrazione della sinistra sul Covid.


Dalla Commissione d’inchiesta sul Covid emergono fatti inquietanti: milioni di mascherine non idonee acquistate per oltre un miliardo di euro con soldi pubblici senza controlli doganali e distribuite alla popolazione. Fratelli d’Italia vuole chiarezza e restituire verità agli italiani. La trasparenza è un dovere, soprattutto verso chi ha vissuto sulla propria pelle questa tragedia.

