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Isee, Rizzetto: Avevamo ragione. Il Governo costretto a modificare la riforma

  • 1 Aprile 2016

“Le mozioni sono ormai esercizi di stile per il Governo. Se serve un decreto, significa che la mozione parlamentare non serve a nulla a causa del bullismo istituzionale che qualifica l’operato del governo Renzi.  Siamo stati gli unici a sollevare circa 3 mesi fa l’iniquità del nuovo sistema di calcolo nel quale venivano conteggiati come reddito le pensioni di invalità, l’assegno per l’accompagnamento e le borse di studio. Oggi, tutti i partiti hanno proposto delle mozioni per fare qualcosa subito perché i tempi della politica devono per forza coincidere con i tempi della popolazione che sta soffrendo per questa riforma. Siamo comunque soddisfatti e accettiamo anche le riformulazioni del Governo. Segnaliamo solo lo scaricabarile di questa maggioranza: prende atto del fallimento della riforma ma ipocritamente dà la colpa al precedente governo”.  È quanto ha dichiarato in aula il deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Walter Rizzetto, primo firmatario della mozione sul calcolo dell’Isse.

            La mozione di Fratelli d’Italia-Alleanza  nazionale, le cui premesse sono state accettate senza riformulazioni dall’Esecutivo,  impegna il Governo ad assumere iniziative per adeguare le disposizioni relative al calcolo delle ISEE alle recenti sentenze del Consiglio di Stato, n. 838, n. 841 e n. 842 del 29 febbraio 2016, prevedendo un sistema che non ricomprenda gli emolumenti assistenziali nel reddito al fine di tutelare i disabili e le persone non autosufficienti; a valutare iniziative al fine di escludere dal calcolo del reddito le borse di studio percepite dagli studenti universitari, ovvero al fine di adeguare i parametri di reddito che regolano l’accesso alle prestazioni.

Parere contrario del Governo, invece,  alle iniziative riparatorie nei confronti di coloro che hanno ricevuto una danno dall’applicazione delle disposizioni dichiarate illegittime sul calcolo Isee con la restituzione degli importi e al risarcimento del danno per coloro che hanno ricevuto un pregiudizio in quanto non hanno potuto usufruire di prestazioni sociali che andavano invece garantite.

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