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L’intervista di Giorgia Meloni al settimanale “Grazia” sul ddl sulle unioni civili

  • 4 Febbraio 2016

Qual è la sua idea di famiglia? «La famiglia non è un’opinione: esiste prima della nascita degli Stati e delle religioni. È il nucleo sociale che caratterizza l’essere umano e prescinde dalla volontà di ognuno di noi. In Occidente questo nucleo è composto da un uomo, una donna, dai figli e ha un cerchio più ampio di cui fanno parte nonni e nipoti. In altre parti del mondo può avere caratteristiche leggermente diverse. Ma non è tramite la legge che si possa stabilire che cos’è una famiglia. Quindi, non è importante quale sia la mia idea o quella di chi vorrebbe costruire le famiglie in laboratorio».

II decreto legge sulle unioni civili è tutto da rifare o ci qualcosa che salverebbe? «Non c’è niente da salvare del ddl Cirinnà: è un cavallo di Troia per introdurre in Italia le adozioni gay. È una legge ipocrita, serve solo a consentire a persone dello stesso sesso di andare all’estero e avere un figlio tramite l’utero in affitto. Non ci trovo nulla di moderno nel comprare la gestazione di una donna per appagare un desiderio. Questa non è civiltà, ma barbarie. Per me la popstar Elton John, che ha acquistato l’utero di una donna bisognosa di soldi per soddisfare un suo capriccio, non sarà mai un esempio da seguire».

L’Italia è uno dei pochi Paesi in cui le unioni civili non hanno riconoscimento. Non è un’anomalia da sanare? «Sono favorevole al riconoscimento di diritti individuali e a fare ordine in questa materia, anche se già oggi lo Stato riconosce alle coppie conviventi praticamente quasi tutti i diritti, eccezion fatta per la reversibilità della pensione. Un argomento sul quale servirebbe una riflessione. Sono però contraria a ogni pastrocchio giuridico che equipari le unioni civili al matrimonio, perché questo diventa la strada per introdurre le adozioni per le coppie gay. E su questo non sono disposta a scendere a compromessi».

Non crede che l’amore sia un diritto di tutti? «L’amore è un diritto di tutti, ma questo non ha nulla a che fare con lo Stato e con l’equiparazione delle unioni civili con il matrimonio. Lo Stato non ha voce in capitolo in questioni d’amore. Lo dimostra il fatto che, quando un uomo e un donna si presentano davanti al sindaco per sposarsi, non sono tenuti a dichiarare nulla sui propri sentimenti o sulle proprie abitudini sessuali. Ogni tipo di coppia, etero o omo che sia, può amarsi come meglio crede e non ha bisogno del permesso dello Stato per continuare a farlo».

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