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Riforme, Rampelli: Troppe le occasioni mancate, votiamo no

  • 10 Marzo 2015

“Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale vota contro questa proposta di riforma costituzionale che è la più classica delle occasioni mancate”. È quanto ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli…


…intervenendo in aula sul ddl riforme costituzionali.

“La Costituzione attuale, per quanto ormai superata,- ha osservato Rampelli-  è scritta in maniera molto semplice, tanto che viene studiata nelle scuole elementari. Basta leggere alcuni articoli di modifica per rendersi conto che ci vuole una laurea in diritto costituzionale per poter intuire come sarà modificato l’assetto dello Stato”.

“E’ un’occasione mancata – ha continuato – perché quando s’interviene sulla Carta fondamentale di una Nazione è necessario stare dalla parte dei cittadini. Invece il taglio del Senato della Repubblica è fittizio e il bicameralismo resta. Il Senato delle regioni, non eletto dai cittadini, avrà enormi poteri d’interdizione mantenendo di fatto il diritto di veto sulla legge più importante dello Stato, quella di stabilità. È un’occasione mancata perché non è stata neppure affrontata l’ipotesi di elezioni diretta del Capo dello Stato da parte dei cittadini, quella più sentita dagli italiani”
Non sono state possibili modifiche, neppure le più semplici, come l’introduzione dell’inno di Mameli e dell’italiano come lingua della Repubblica”.

“Non si è voluta abbassare l’eleggibilità alla Camera a 18 anni- ha proseguito Rampelli-  né introdurre il principio di equità generazione per evitare che una generazione possa indebitare quella successiva, come accaduto negli ultimi decenni. Niente norma antiribaltone che preveda la decadenza del parlamentare che cambia casacca, nulla per inserire il tetto fiscale in Costituzione, arginare a monte l’oppressione fiscale e garantire una vita dignitosa ai cittadini”.

“Nulla –ha concluso Rampelli-  per riformare il Titolo V attraverso l’abrogazione delle Regioni, tra le principali responsabili dell’esplosione della spesa pubblica, con la trasformazione in 36 distretti, secondo la proposta della Società Geografica Italiana”.

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