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Ue-Maastricht, Fitto e Legutko (Ecr): l’Ue dipenderà da una maggiore flessibilità 

  • 7 Febbraio 2022

Nel 30° anniversario della firma del Trattato di Maastricht, i copresidenti del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, l’italiano Raffaele Fitto e il polacco Ryszard Legutko, rendono omaggio all’accordo del 1992 che ha portato alla comunità europea di Stati la libera circolazione delle persone e dei beni e servizi in un mercato comune. Tuttavia, i due leader degli “eurorealisti” nel Parlamento europeo rimangono critici nei confronti del continuo spostamento delle competenze degli Stati membri al livello dell’Unione europea, sottolineando la necessità di tenere discussioni di valore socio-politico attraverso le maggioranze stabilite nel Parlamento europeo. Per Raffaele Fitto: “Il Trattato di Maastricht è stato una grande conquista, che ha avvicinato i popoli europei e le loro economie a beneficio di tutti. Oggi, vediamo la necessità di riformarlo. Lo status quo non è un’opzione. Alcuni sostengono che la soluzione è più Europa, altri che la soluzione è nessuna Europa. Tuttavia, noi crediamo che né i fondamentalisti federalisti né gli abolizionisti antieuropei offrano soluzioni reali ai problemi che l’Europa deve affrontare oggi. Dovremmo lavorare verso una comunità più flessibile di Nazioni che lavorano insieme in istituzioni comuni, in aree in cui hanno interessi comuni che possono essere migliorati attraverso la cooperazione. Dovremmo riconoscere che la legittimità democratica dell’Unione viene prima di tutto dagli Stati membri e che i concetti di sussidiarietà, proporzionalità e conferimento debbano essere pienamente rispettati”. Il Prof. Legutko ha dichiarato: “L’Europa ha promesso di diventare lo spazio di libertà per i popoli e le loro economie, ed è per questo che molti altri paesi hanno aderito a questo progetto dopo la firma del Trattato di Maastricht. Oggi rischiamo di rompere questa promessa. L’Unione Europea è già andata troppo oltre in alcuni settori. È diventata troppo centralizzata e inflessibile, ha l’ambizione di imporre uniformemente valori molto controversi ad alcune culture nazionali, e non è abbastanza vicina ai cittadini degli Stati membri. C’è il pericolo che i popoli all’interno dell’Unione vengano messi in competizione tra loro. Questo rischio deve essere contrastato di conseguenza con un maggiore rispetto della sovranità delle nostre democrazie nazionali, nelle quali si esprime la volontà dei popoli grandi e piccoli d’Europa”.

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